Del cammino di San Carlo ho già scritto in passato, ad esempio qui. Prima di tutto mi ha appassionato la storia del santo e dell’epoca in cui visse. Poi ne ho percorso una tappa in inverno e ho visitato il Sacro Monte di Varallo, che hanno reso il legame ancora più forte.
Tutto questo l’ho fatto prima di conoscere e leggere la guida, ed è stato un peccato perché vi avrei trovato tutte le informazioni reperite a fatica nei meandri del web.

Di qui passò san Carlo?
Il nome non è di quelli che attirano al primo ascolto e non è legato a una vera una star della cristianità. Però è semplice e preciso, perché l’itinerario vuole ripercorrere le strade che Carlo Borromeo percorse durante i suoi numerosi viaggi.
Se volete conoscere un po’ di storia di san Carlo potete leggere questo articolo che ho scritto tempo fa. Riassunto: divenne cardinale appena ventenne grazie alle famiglie del padre, i potenti Borromeo, e della madre, i Medici. Ma da lì in poi furono solo i meriti personali a innalzarlo fino alla santità. Si impegnò moltissimo nella riforma dei costumi della Chiesa, ed ebbe un ruolo importante nella parte finale del Concilio di Trento. Viaggiò molto e per svariati motivi. Oltre alle visite pastorali “ufficiali” imposte dalla diocesi, ben documentate, Carlo Borromeo era solito muoversi molto anche autonomamente e per ragioni al di fuori dalle sue competenze istituzionali. Fu a Varallo in molte occasioni per seguire i lavori di costruzione e decorazione del Sacro Monte; a Biella dai cugini, a Torino per la Sindone. In mezzo a queste località ci sono le vallate e i piccoli borghi che riportano il suo nome a distanza di 400 anni.
Non è certo che San Carlo percorse proprio i sentieri che oggi fanno parte del Cammino di San Carlo, ma è assai probabile. Certo è che dopo quando nel 1610 Carlo Borromeo divenne santo, in certi luoghi sorsero chiese e cappelle legati al santo, gli furono dedicati affreschi, altari, piloni e toponimi. Erano passati solo 26 anni dalla sua morte e dal suo ultimo viaggio, non abbastanza per cancellare il ricordo del suo passaggio. Il fatto che il suo nome si sia radicato in alcuni luoghi e non in altri rende credibile che sia legato alla sua presenza.
Un cammino straordinario
In 12 tappe la concentrazione di luoghi di interesse storico, artistico e religioso è davvero straordinaria. Innanzi tutto tre Sacri Monti: il loro interesse va ben al di là della fede, e anche i non credenti non possono che apprezzare queste maestose opere di devozione dal punto di vista artistico. Vere e proprie roccaforti contro l’avanzata delle religioni protestanti da nord, una barriera che separava il cattolicesimo dall’eresia.
Con la prima tappa si incontrano il Colosso di San Carlo, la statua colossale del santo, Orta San Giulio, il Sacro Monte di Orta. Nella seconda il Sacro Monte di Varallo. E poi ancora Oropa; ma sono innumerevoli i santuari e le chiesette in cui i grandi artisti dei Sacri Monti hanno dato degna espressione alla religiosità popolare delle campagne. E infine il paesaggio. Tra boschi, campagne e colline il cammino è una grande soddisfazione per chi cerca la quiete di un itinerario solitario ma non del tutto isolato.
In pratica
Il Cammino di San Carlo procede su altitudini moderate, in media tra i 400 e gli 800 metri, che in condizioni normali consentono di percorrere i suoi sentieri in ogni stagione. In estate la presenza di molti boschi mette al riparo dal caldo torrido, mentre in inverno le altitudini moderate danno qualche garanzia contro le forti nevicate.
Siccome partenza e arrivo delle tappe si trovano quasi sempre in un centro abitato, le tappe si prestano a diventare escursioni giornaliere ad anello grazie a percorsi di rientro alternativi.
Ogni tappa ha le sue ospitalità, segnalate dalla guida alla fine di ogni capitolo. Molte sono attrezzate per accogliere pellegrini e fedeli perché legate a santuari e sacri monti.
Il percorso è alla portata di tutti, non presenta mai difficoltà rilevanti, ma non sempre è segnalato in modo chiaro. La segnaletica del cammino non è presente ovunque, ma sovente il Cammino di San Carlo si sovrappone ad altri itinerari e a sentieri del CAI. Per questo motivo prima di mettersi in cammino è necessario consultare la guida e contattare l’associazione Cammino di San Carlo per avere aggiornamenti, consigli e magari le tracce gps.
La guida
La guida al Cammino di San Carlo mostra la cura e l’amore tipici dell’autore, ma essendo auto-prodotta mancano lo sguardo critico e la scrematura dell’editore. Per questo motivo è molto completa, ma anche un po’ caotica.
Per la sua completezza la guida è la garanzia di percorrere l’itinerario senza perdersi e di conoscere tutti i punti di interesse che si incontrano lungo i suoi sentieri. Ogni tappa riporta la descrizione accurata dell’itinerario e parentesi più o meno lunghe suoi luoghi di interesse, e alla fine vi si trovano i contatti delle ospitalità. Non viene riportato invece il numero di chilometri.
Caotica: le parentesi sui luoghi di interesse sono molte e si trovano in mezzo al testo principale. Sono stampate in carattere e colore diverso, ma anche per questo rendono la guida un po’ caotica. Ciò non toglie nulla alla completezza e all’accuratezza delle informazioni.
L’ampia sezione storica della guida ricostruisce i viaggi di San Carlo e la sua figura umana e religiosa, frutto di una lunga ricerca storica negli archivi del Nord Italia.