Il Cammino di San Carlo

Impossibile che il nome ci inganni: il cammino di San Carlo è fortemente impregnato della storia della religione Cristiana. Chi lo percorre per ragioni di fede trova in questi luoghi terreno fertile per le proprie meditazioni. Chi invece cammina in modo più laico, non può fare a meno di stupirsi di fronte alla storia che lo accompagna.

Il nome del santo è legato al cammino perché il luogo di partenza, Arona, sulle rive Lago Maggiore, è il suo paese natale. Ad Arona se lo ricordano bene, e una statua di 23 metri li aiuta a non dimenticarlo, la seconda statua cava più alta del mondo: il Sancarlone, così la chiamano gli abitanti del posto, è seconda soltanto alla Statua della Libertà. E il paragone non è casuale, dato che il colosso americano ha un preciso debito storico nei confronti della sorella minore piemontese.

I sentieri che ci accompagnano tra Arona e Viverone sono stati percorsi in diverse occasioni da Carlo Borromeo.

Il santo di Arona nacque in una famiglia nobile milanese con rapporti in tutta Italia. Il padre apparteneva alla casata dei Borromeo, molto influente sulla capitale del ducato. La madre si chiamava invece Margherita Medici, ma non aveva alcuna parentela con i famosi aristocratici fiorentini. Tuttavia era di sangue buono: uno dei fratelli divenne un grande condottiero, mentre il secondo divenne Papa Pio IV. Così la carriera ecclesiastica di Carlo era spianata: a 22 anni divenne cardinale e segretario dello zio Papa, e a 26 arcivescovo di Milano.

Ma le raccomandazioni non indebolirono l’animo di Carlo Borromeo, che a differenza dei suoi predecessori si dedicò all’incarico con grande dedizione. Da circa 80 anni gli arcivescovi di Milano non risiedevano in città: si limitavano a godere dei privilegi che la carica dava loro. Borromeo invece viene ricordato per la tenacia con cui cercò di ravvivare la fede tra i ceti popolari, per l’impegno nella moralizzazione dei costumi, e per la sobrietà che contraddistingueva il suo modo di vivere. Sembra che non volle mai tenere un colloquio con una donna se non in presenza di un altro ecclesiastico, e sempre in un luogo più pubblico possibile.

Uno scorcio del Sacro Monte di Varallo. Carlo Borromeo contribuì in modo decisivo alla sua realizzazione

È passato alla storia come uno dei maggiori riformatori della chiesa cattolica, in un periodo in cui il degrado dei costumi aveva portato alla riforma protestante. All’epoca però non tutti furono dalla sua parte: la sua intransigenza gli costò minacce, insulti, aggressioni e un colpo di archibugio nella schiena.

Dalla sua residenza a Milano San Carlo percorse in diverse occasioni le strade tra i laghi Maggiore, d’Orta e Viverone, nelle vallate del biellese. Ricostruire il suo cammino non è stato immediato, ma ci sono lettere e testimonianze scritte di alcuni dei suoi viaggi. Inoltre in numerosi luoghi del circondario ci sono chiese, altari, oratori, dedicati a lui in seguito al suo passaggio.

Nel 1578 percorse a piedi il tragitto tra Milano e Torino per un motivo molto speciale: visitare la Sindone. L’arcivescovo aveva promesso di farlo proprio l’anno prima, come voto per la fine della peste di Milano, quella raccontata da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. Il velo del Cristo in quel periodo di trovava a Chambery, antica capitale del ducato di Savoia, ma Emanuele Filiberto colse l’occasione per spostarla in Piemonte e accorciare così il pellegrinaggio dell’arcivescovo.

Percorse gli stessi sentieri in altre occasioni, in particolare per supervisionare la realizzazione del Sacro Monte di Varallo, uno dei primi Sacri Monti della cristianità. L’ultimo risale al 1584, quando si recò nel biellese per fare visita a un parente infermo; sarebbe morto meno di un mese dopo averne officiato il funerale.

 

Il cammino

La straordinarietà di questo cammino sta nei luoghi che vengono attraversati: tre siti UNESCO, sette riserve naturali, un’area protetta e un SIC, sito di interesse comunitario. Tra Arona e Viverone si incontrano infatti tre dei nove Sacri Monti che fanno parte del sito UNESCO delle Prealpi tra Piemonte e Lombardia: quello di Varallo, di Orta e di Oropa. Camminare in questi luoghi ha dell’eccezionale, perché permette di vivere in prima persona la perfetta armonizzazione tra l’ambiente naturale e l’intervento artistico dell’uomo. Una concezione non tanto diversa da quella dei templi greci, i quali dovevano inserirsi nel contesto naturale in modo da non disturbarlo.

Gli altri due siti UNESCO si trovano sulle sponde del lago di Viverone e del Lagone: si tratta di sistemi di palafitte, case costruite sull’acqua in età preistorica tra 5000 e 500 anni prima di Cristo. Villaggi di questo tipo sono diffusi sugli specchi d’acqua ai piedi di tutto l’arco alpino, dalla Slovenia alla Francia, e forniscono agli studiosi importanti informazioni sulla vita e i commerci nella preistoria.

 

Il Sancarlone: il nonno della Statua della Libertà

La statua di San Carlo ad Arona, chiamata Sancarlone dagli abitanti del posto, è la statua più alta d’Italia: 23 metri la statua, 11 il basamento in muratura.

Ciò che rende peculiare questa statua, è l’interno completamente cavo: ci si può entrare per visitarla “dalla testa ai piedi”. Nel cranio del santo possono essere ospitate sei persone, che possono usare i suoi occhi larghi 45 centimetri per osservare il paesaggio da un punto di vista privilegiato.
Per realizzarla senza appesantirla, la struttura venne coperta con delle lamine di rame ribattute. Venne inaugurata nel 1698, oltre 100 anni dopo la morte del santo e a 84 dall’inizio della sua costruzione.

È la seconda statua cava più alta al mondo, seconda soltanto alla statua che accoglie le navi nella baia di Manhattan: la Statua della Libertà. Ma non è l’unico legame tra i due monumenti: sembra che Frédéric-Auguste Bartholdi, mentre progettava il colosso americano, soggiornò ad Arona per studiare il Sancarlone e prendere ispirazione.

 

I Sacri Monti

Lungo il Cammino di San Carlo si incontrano tre dei Sacri Monti di Piemonte e Lombardia.

Un Sacro Monte è un complesso architettonico e artistico che si snoda su un rilievo, dalle pendici alla sommità. Immaginate un’altura o una collina con cappelle, chiese, piloni votivi che costituiscono un disegno unitario dedicato alla vita di Gesù o di un santo particolarmente venerato. Sono luoghi di fede pensati per creare dei luoghi di preghiera e meditazione alternativi a Gerusalemme e ai luoghi santi della Palestina. Nacquero alla fine del XV secolo in Italia, per poi diffondersi in tutta Europa. Oggi costituiscono un patrimonio di grandissimo interesse storico, artistico e naturalistico. In Italia ne sono stati contati 56, in Ungheria addirittura 376.

Una delle tappe del cammino parte dal Sacro Monte di Varallo, a Varallo Sesia

Nell’area prealpina tra Piemonte, Lombardia e i cantoni svizzeri più meridionali, esiste un gran numero di Sacri Monti. Molti di essi vennero ideati sotto l’impeto controriformista del periodo. La perfetta integrazione di architettura e arte in un ambiente naturale di grande bellezza, è valso ad alcuni di questi luoghi l’inclusione tra i patrimoni dell’umanità UNESCO. Il “sistema” dei Sacri Monti Prealpini comprende 9 di questi siti, ma allargando la definizione nella stessa area se ne contano almeno altri undici.

Uno dei primi Sacri Monti della storia fu quello di Varallo, che si incontra lungo il cammino di San Carlo. Venne concepito intorno al 1480: nella sua concezione doveva essere una “Nuova Gerusalemme”, una rappresentazione simbolica della città santa e dei luoghi biblici. Carlo Borromeo si interessò in modo particolare alla sua realizzazione, e visitò il “cantiere” in diverse occasioni.

Dopo la morte di Carlo, e a ridosso della sua canonizzazione nel 1610, venne iniziato il progetto di un Monte Sacro ad Arona, sua città natale. Il progetto non venne completato, ma ne restano alcune testimonianze architettoniche. Una di queste è il Sancarlone.