Leggendo la guida al Cammino minerario di Santa Barbara ci si rende conto presto che non ci sia modo migliore di visitare la Sardegna che a piedi. Credete che sia possibile rendersi conto di cosa sia stata l’epopea mineraria di questa terra antica senza calpestarne i sassi e respirarne la polvere che si smuove dopo ogni passo?

Le guide hanno il compito faticoso di trasmettere la bellezza di un cammino, di un sentiero, per spingere il pubblico di camminatori ad acquistare il libro. Ci sono guide buone e altre meno buone, quelle che si concentrano sulla fruibilità delle informazioni e quelle che danno più valore alla narrazione del luogo. Tuttavia nessuna, anche la miglior guida che io abbia sfogliato fino a oggi, è riuscita a trasmettere la straordinarietà dei luoghi come fa la guida al Cammino minerario di Santa Barbara. E non perché Terre di Mezzo con questa guida abbia stravolto il suo modo di scrivere le guide: sono sempre state ottime, precise, curate e complete, e anche se questa mi sembra migliore delle altre che ho avuto sotto mano non lo è abbastanza da surclassare nettamente tutte le altre.
A essere eccezionale è il cammino in sé; e capita raramente che una guida riesca a trasmetterlo. Neanche le migliori guide del Cammino di Santiago o della Via Francigena riescono a far innamorare, nonostante le fotografie di grande impatto e il passaparola che ci ha raggiunti volenti o nolenti.
Il mare e le miniere
Siamo in Sardegna: spiagge ammalianti, mare cristallino. Questo rimane, nessuno lo porta via. Aggiungeteci una storia che prosegue su una linea tracciata migliaia di anni fa e le sue vestigia materiali non sono solo simboli di qualcosa che qualcuno dovrà spiegarci, ma edifici, villaggi, sentieri, grotte, cunicoli che da soli bastano a costruire la narrazione e a trasportarci nel passato. Si chiama Parco Geominerario, e il nome non potrebbe essere più azzeccato. Forse qualcuno deve spiegarci la magia di Disneyland o di Gardaland? Certo che no, una volta entrati se ne respira l’atmosfera e qualsiasi spiegazione è una gradita appendice che siamo noi stessi a ricercare.
Il Cammino minerario
La storia mineraria della Sardegna non è cosa da poco ma da almeno tremila anni. Gli uomini che hanno abitato l’isola nei millenni si sono accorti molto presto che nel sottosuolo è ricca di risorse molto utili. Piombo, argento, zinco hanno incoraggiato l’attività estrattiva fin dall’età nuragica. Ci sono stati decenni in cui la Sardegna sa sola forniva il 98% del piombo e l’85% dello zinco all’industria italiana. Ma non ci si è arrivati in pochi giorni. Dall’età nuragica, tra 1500 e 800 anni prima di Cristo, fino agli anni ’90 del 1900, qualunque regno o impero che abbia messo le mani sull’isola, dai romani ai Savoia, dagli aragonesi alle signorie mercantili, ha trovato nel suo sottosuolo una risorsa fondamentale.
Per almeno tremila anni ci sono stati piedi che si sono impolverati sugli stessi sentieri, occhi che hanno visto gli stessi anfratti, polmoni che hanno respirato la stessa polvere per cavare dalla terra gli stessi minerali, portarli in superficie e poi dargli il largo. Non è una storia di romani, pisani, aragonesi, Savoia, ma di uomini e donne, di mani e di calli. Ogni epoca ha contribuito a costruire il grande complesso che vediamo oggi fatto di mulattiere e carrarecce per il trasporto dei minerali, di strade, ponti e binari, dei sentieri che i minatori percorrevano dalle proprie case alle miniere, la notte, con le lanterne in mano. Tutto ciò oggi è il Cammino minerario, il quale collega le miniere con gli impianti di trasformazione, gli approdi con i villaggi minerari e i santuari dedicati alla santa protettrice dei minatori.
La parte migliore…

La parte migliore della storia è quella recente, quella che ha portato alla nascita vera e propria del cammino. Negli anni ’90, dopo la chiusura definitiva delle miniere, alcuni uomini non vollero accettare che questo patrimonio di storia e cultura venisse semplicemente dimenticato, destinato ad ammuffire e a crollare su se stesso un po’ alla volta. Il protagonista di questa parte della storia è l’autore stesso della guida, Giampiero Pinna: il 5 novembre 2000 decise di occupare una miniera in attesa che gli enti pubblici si decidessero a sbloccare una situazione burocratica immobile. Dopo poco tempo venne raggiunto da 500 minatori. Un anno più tardi, il 6 novembre 2001, il Ministro dell’Ambiente si recò sul posto per istituire il Parco geominerario storico della Sardegna, il tassello fondamentale che ha consentito la nascita del Cammino minerario di Santa Barbara.
Santa Barbara
Nei cammini, si sa, è sempre meglio metterci un santo. La presenza di Santa Barbara è uniforme in tutti i siti che hanno avuto a che fare con l’estrazione dei metalli.
Quando discendo in miniera a Te si eleva la mia preghiera \ Tu con la fede dami ristoro alle fatiche del duro lavoro \ infondi la fede nei nostri cuori dolce patrona dei minatori
Il suo culto sull’isola venne introdotto nel V secolo dopo Cristo dai monaci bizantini. Secondo la tradizione la santa venne decapitata dal padre su una collina per aver manifestato apertamente la sua fede cristiana. Dopo l’assassinio, mentre discendeva il colle, il padre venne colpito da un fulmine e di lui non rimase nemmeno la cenere. Per questo la santa viene venerata come protettrice delle persone esposte ai pericoli di morte violenta a causa di esplosioni, proprio come i minatori.
Il culto di Santa Barbara è ancora vivo in Sardegna, in diversi tratti del Cammino si svolgono, durante l’anno, celebrazioni e processioni in suo onore. Da Domusnovas, dove si trova la chiesa più antica dedicata alla santa, ogni angolo del Cammino ha la sua prova della devozione popolare dei minatori alla loro patrona.
La guida
Terre di Mezzo è una garanzia per i camminatori, ma questa guida supera le aspettative. Sarà per l’eccezionalità del cammino e per la sua storia, ma la guida mi ha lasciato un’impressione più positiva del solito. L’introduzione di 10 pagine è più che sufficiente a informare il lettore della storia del cammino e della tradizione mineraria nell’isola. Alla fine di ognuna delle 24 tappe inoltre ci sono un paio di pagine dedicate a un approfondimento o a un’intervista. Ci sono pezzi della storia millenaria delle miniere e molte parole dei suoi ultimi protagonisti, uomini e donne che ci hanno lavorato nel XX secolo prima di vederne la chiusura.
Le schede delle tappe hanno l’accuratezza di sempre, con i dati tecnici essenziali, la mappa in scala 1:50.000 e la descrizione di cosa visitare durante o al termine della camminata giornaliera. Senza dimenticare i contatti per le informazioni, l’ospitalità e i trasporti.